HomeMoviesDaaaaaali!, recensione del film di Quentin Dupieux #Venezia80

Daaaaaali!, recensione del film di Quentin Dupieux #Venezia80

Daaaaaali!, recensione del film di Quentin Dupieux #Venezia80


Un regista che definiremmo “surrealista” come Quentin Dupieux, paradossalmente, firma con Daaaaaali! il suo film più riflessivo, seppur stravagante dal punto di vista formale e narrativo. Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2023, Daaaaaali! è un “non-film” sul padre del surrealismo Salvador Dalí, in cui l’impossibilità di raccontare la vita dell’artista si fonde perfettamente con la tendenza di Dupieux a sminuzzare il racconto cinematografico, a rielaborarne le forme e sregolarlo. Nel cast, Anaïs Demoustier, Gilles Lellouche, Édouard Baer, Jonathan Cohen, Pio Marmaï, Didier Flamand, Romain Duris.

Daaaaaali!: un’intervista impossibile

Nel corso di Daaaaaali! seguiamo una giornalista che vuole intervistarlo e poi fare un film su di lui. Ma a ogni incontro, a ogni tentativo di far parlare il maestro, lui scappa e così fa il film. È un loop infinito, un film che sembra una caccia al tesoro senza meta che dà le vertigini: Dalí è ovunque e in nessun luogo. Il film di Quentin Dupieux è un racconto che indaga la figura di Dalì più che altro come genio della comunicazione, oltre il Dalì artista, rifacendosi direttamente al modo in cui egi cercava costantemente di sfuggire alla sua immagine giocando con essa.

Ci troviamo davanti a un non-film su Dalí per un uomo che non avrebbe mai voluto e non è mai stato possibile incasellare. Dalí come un’utopia scomparsa, sia come uomo che come artista, appartenente a un modo in cui l’arte occupa una posizone centrale, gli artisti sono sulle pagine dei giornali e in televisione. Non hanno paura di essere provocatori, assurdi, anche imbarazzanti. Ma l’arte è scomparsa dalla nostra vita quotidiana. Una volta questi artisti pazzi erano ovunque. E Dalí è il subconscio potenziato. È stato uno dei primi artisti ad assumere e promuovere la sua libertà come forma d’arte. E tutto questo nel cuore del sistema. C’è una sorta di sincerità nella sua follia, Dalì non rispetta nessuna regola, cerca, inventa, a volte fallisce, ma sempre in maniera inedita: un modus operandi che rispecchia in qualche modo anche quello di Dupieux, che cerca di avvicinarsi a questo aspetto di laboratorio nel suo personale parco giochi cinematografico. Evocando Dalí, Dupieux si è concesso il diritto di lasciare che l’inconscio prendesse il controllo della scrittura. Daaaaaali! è un film molto scritto, molto strutturato ma libero dalla necessità di “raccontare”: un film che si metamorfizza, in cui l’immagine che racconta la storia.

Jonathan Cohen come Dalì nel film Daaaaaali! (2023)

Si può ancora parlare di surrealismo?

La giornalista senza nome (Anaïs Demoustier) si definisce normale, abbastanza noiosa, eppure sarà l’interlocutrice di una figura straordinaria che, vessandola e sminuendo il suo lavoro, la porrà sul gradino dell’attenzione, qualcosa a cui non era mai stata abituata. Dalì muore di sete, sete di vita e sete egocentrica di un artista vanesio oltre ogni limite. Si fa attendere, ci mette ore a percorre il corridoio dell’hotel in cui verrà intervistato dal personaggio della Demoustier, perché la sua figura non si adatta a nessun tempo e luogo in cui siano presenti altre persone.

Quello di Quentin Dupieux è un Salvador Dalì mutaforma, che non sopporta che gli venga fatto perdere tempo, lo stesso concetto su cui ha plasmato gran parte delle sue opere più conosciute. A un certo punto farà tutto al contrario, andrà avanti e indietro nel tempo per cercare di trattenere la sua immagine, fermarla nel tempo, come la firma con cui si appropria di un dipinto non suo pensando che basti a identificarla per sempre come “un Dalì“.

Emerge l’idea che il surrealismo non abbia più significato nel mondo attuale: all’epoca di Dalí era una battaglia, un desiderio di cambiare il mondo, un modo di guardarlo in modo diverso. Oggi, il termine “surreale” si è sostituito o amalgamato a tanti altri per definire qualcosa di fuori dagli schemi o che fatichiamo a comprendere. Daaaaaali! è un gioco, un esperimento, un tentativo di fare cinema in modo diverso, un modo di evocare Dalí e rifiutarsi di prendere le cose troppo sul serio, nel tentativo di proporre l’arte nel suo aspetto più fisico e irrazionale.

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